mercoledì 21 aprile 2010

LA CINELOGIA TENTA DI SUPERARE LE DIFESE DELL’IO

Il cinema come strumento per l’analisi scientifica sull’attività psichica. A parlarne per primo è stato il professor Antonio Meneghetti, autore nel 1980 del libro “La cinelogia: il cinema e l’inconscio”, che indica come analizzare le emozioni dello spettatore di fronte ad un film.

Un’esperienza pratica della cinelogia è stata pensata dalle facoltà di Sociologia e Scienze della Comunicazione dell’Università “La Sapienza” insieme all’Associazione Internazionale di Ontopsicologia: un gruppo di studenti e di ricercatori ha sperimentato i risvolti di un semplice commento su una pellicola, nel caso specifico “La Luna” con regia di Bernardo Bertolucci. Un film e qualche parere sulle emozioni provate: la cinelogia svela i meccanismi di difesa dell’io che proteggono l’individuo dalle sensazioni profonde di paura e angoscia.

La parte inconscia dell’individuo rappresenta l’80% dell’attività psichica mentre la parte razionale lavora al massimo per un 15%. Il copione di un film rispetta, nella sua composizione profonda, uno schema simile a quello rintracciabile nella vita dell’individuo umano e l’analogia si ritrova anche nel fatto che ognuno ricorda un particolare che il suo inconscio indica come importante. Una coincidenza? Anche se non sappiamo come agisce, l’inconscio influenza le nostre attività più profondamente di quanto pensiamo. Il risultato dell’esperimento è sorprendente. Tre fasi distinte delineano l’ombra dei filtri personali. La verifica della funzionalità dei modi di emozione e di pensiero delle singole persone, eseguita da un esperto della metodica ontopsicologica, spinge all’acquisizione di una sempre maggiore consapevolezza sulla realtà oggettiva dei fatti, e una maturazione critica sulle ideologie che caratterizzano stabilmente individui e società.

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