Si parla molto spesso di “senso comune”, anche all’interno di dogmatismi opposti, in cui ogni ideologia dittatoriale sostiene di essere l’unica. Il senso comune – ovvero l’esperienza di tutti – è valido, può essere accettato come argomentazione e giudizio, se risponde a tre caratteristiche.
a) È costante e universale: c’è stato sempre ed è presente in tutti i popoli. Si tratta, quindi, degli ordini intrinseci alla specie umana, come ad esempio “onora il padre e la madre”.
b) È conforme ai principi razionali e di intelligenza corrente, ossia non deve essere in contraddizione con i primi principi della logica naturale. Deve quindi esserci una certa convenienza, conformità.
c) È libero, autonomo da quei luoghi o tropici che generano errori. Per esempio, un principio che è usato solo in paesi razzisti, solo nei paesi a religione monoteista, o solo nelle religioni buddiste, è relativo, non può essere usato come argomento efficiente.
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martedì 27 ottobre 2009
Il “senso comune”
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