martedì 27 ottobre 2009

Il “senso comune”

Si parla molto spesso di “senso comune”, anche all’interno di dogmatismi opposti, in cui ogni ideologia dittatoriale sostiene di essere l’unica. Il senso comune – ovvero l’esperienza di tutti – è valido, può essere accettato come argomentazione e giudizio, se risponde a tre caratteristiche.

a) È costante e universale: c’è stato sempre ed è presente in tutti i popoli. Si tratta, quindi, degli ordini intrinseci alla specie umana, come ad esempio “onora il padre e la madre”.

b) È conforme ai principi razionali e di intelligenza corrente, ossia non deve essere in contraddizione con i primi principi della logica naturale. Deve quindi esserci una certa convenienza, conformità.

c) È libero, autonomo da quei luoghi o tropici che generano errori. Per esempio, un principio che è usato solo in paesi razzisti, solo nei paesi a religione monoteista, o solo nelle religioni buddiste, è relativo, non può essere usato come argomento efficiente.

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